20 giugno 2011

Le Streghe

Quei nove milioni di donne, cioè, che furono uccise fra il 1484, anno della bolla Summis desiderantes di Innocenzo VIII, che scatenò il carnaio, e il 1782, anno dell'ultimo rogo a Glaris, in Svizzera, perché ritenute complici del diavolo e sovvertitrici dell'ordine religioso e morale, in quella caccia alle streghe che costituisce uno dei capitoli più perversi della pur nutrita storia delle vergogne del Cristianesimo in generale, e della Santa inquisizione in particolare. 

Naturalmente, essendo orchestrati da un clero di eunuchi repressi e pervertiti, i processi che accusavano le streghe vertevano principalmente su crimini di natura sessuale: si imputava loro di causare infatuazioni illecite, impotenze e sterilità, in seguito a un patto col diavolo. Questo era sancito tramite un rapporto sessuale col Maligno, e veniva suggellato da un “marchio del diavolo” sulla pelle, attraverso il quale gli animali che questi assegnava alle streghe come schiavi (cani, gatti, rospi, civette, topi) potevano succhiare loro il sangue. Nei. verruche e cicatrici erano segni sospetti, soprattutto se situati nelle parti intime. Venivano cercati sul corpo rasalo e depilato, e una volta trovati erano posti alla prova mediante uno spillone: se non sanguinavano, o erano insensibili al dolore, confermavano il pano col diavolo. A volte gli specialisti, come il famigerato seicentesco dottor Hopkins, usavano aghi retrattili per raggiungere la "prova".

Un tratto caratteristico delle streghe erano i loro voli notturni, che la Chiesa attribuiva al potere del demonio, e la mitologia fiabesca a una serie di diavolerie (sedie, pali bastoni, manici di scopa) spalmate di porcherie (belladonna, aconito, cicuta, grasso bollito di bambini non battezzati). Le destinazioni di questi voli erano i sabba, nei quali avvenivano danze e orge selvagge.

Per raccapezzarsi fra tante idiozie, c'era addirittura un manuale del bravo cacciatore di streghe: il Malleus malefìcarum (Martello delle malefiche), pubblicato nel 1486 e scritto da due domenicani tedeschi. Jacob Sprenger e Heinrich Kramer. Tra le altre cose i due aguzzini dichiaravano che “la stregoneria deriva dalla lussuria dilla carne, che nelle donne è insaziabile”. e raccomandavano di estorcere le confessioni sotto tortura con promesse di clemenza, poi invariabilmente disattese. I fenomeni di stregoneria erano di due tipi, a seconda che coinvolgessero suore o altre lunatiche in calore, oppure povere donne innocenti. Queste ultime erano spesse» levatrici o bambinaie, sospette per la loro vicinanza ai bambini; oppure cuoche o guaritrici, sospette per il loro uso di ricette e intrugli. In genere si trattava di donne nubili o vedove, ritenute particolarmente vulnerabili ai richiami della carne, e facili prede del demonio travestito da bel giovane.

Un esempio di stregoneria in convento è narrato nel potente romanzo-saggio I diavoli di Loudun di Aldous Huxley, poi adattato per il teatro da John Whiting. musicato in un'opera da Krzysztof Penderecki. e portato sugli schermi da Ken Russell II diavoli) e Jerzy Kawalerowicz (Madre Giovanna degli Angeli). L'episodio avvenne nel 1637, e il diavolo assunse direttamente le sembianze del priore del paese, che dedicava le sue attenzioni a due suore del convento, ma non alla badessa: quest'ultima, gelosa, trascinò le sorelle in un'isterismo collettivo, finendo per far torturare e condannare a morte il prete Uno dei peggiori episodi ai danni di povere donne e invece quello delle streghe di Salem, nel Massachusetts. Nel 1690 alcune ragazzine incominciarono a dare in escandescenze, sostenendo di essere state stregate da donne del posto Queste dimostrarono che erano altrove al momento del fatto, ma gli inquisitori sostennero che si trattava invece di immagini virtuali, create dal demonio per procurar loro un alibi Diciannove persone (e un cane!) vennero impiccate nel 1692, in un'atmosfera dì isterismo collettivo istigata dal prelato Cotton Mather Quattro anni dopo i giudici del processo confessarono di «essersi sbagliati» e chiesero un inutile perdono, del tipo di quelli
a cui ci ha abituati Giovanni Paolo II. Anche l'Italia, naturalmente, ebbe i suoi casi di stregoneria. Uno fu il fenomeno dei «benandanti» del Friuli, una compagnia nata a cavallo fra il Cinquecento e il Seicento, e costituiti da «nati con la camicia»: ovvero, con la membrana amniotica, che veniva considerata una specie di ponte tra il mondo reale e quello degli spiriti. I benandanti cadevano in trance, e si supponeva che il loro spirito cavalcasse contro le streghe, ma nel giro di un secolo gli inquisitori finirono per considerarli pericolosi come queste, e riservarono loro lo stesso trattamento.

Altri episodi nostrani sono narrati da Maria Mantello in «Sessuofobia, Chiesa cattolica e caccia alle Streghe» (Generoso Procaccini, 2005). che è in realtà un pretesto per effettuare un'indagine sul Maligno: una vuota ipostatizzazione che, nonostante l'avvento della psicologia del profondo, sembra ancora svolgere un ruolo centrale nelle superficiali superstizioni medievali che la Chiesa cattolica continua a diffondere istituzionalmente, ai suoi massimi livelli. Ad esempio, il 15 novembre 1972. nell'udienza generale del mercoledì. Paolo VI scandalizzò il mondo laico dichiarando: «Il male non e soltanto una deficienza, ma un'efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà, misteriosa e spaventosa. Chi rifiuta di riconoscere la sua esistenza, sì pone fuori dell'insegnamento biblico e della Chiesa: come chi crede che il male sia un principio autonomi), che non abbia, come ogni creatura, il suo principio in Dio; o chi. infine, lo voglia spiegare come una forma di personificazione concettuale e fantastica delle cause sconosciute delle nostre sventure».

Analogamente, il 26 marzo 1981, Giovanni Paolo 11 ha ribadito: «Il demonio esiste, ha un suo regno, un suo programma, che esige una stretta logica dell'azione». Il 24 maggio 1987 ha aggiunto: «Il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. Il male non è soltanto la conseguenza del peccato originale, ma anche l'effetto dell'azione infestatrice e oscura di Satana». E il 17 febbraio 2002 ha addirittura urlato dalla sua finestra in piazza san Pietro, nel discorso dell’Angelus: «Vattene. Satana!» incitando i fedeli a non cedere, in originale accostamento, «alle fallaci lusinghe della carne e del maligno».

Oggi lo sfogo della repressione sessuale di povere ragazze minorate sembra essere più apprezzato dai media se si manifesta in mitomani racconti di apparizioni edificanti, come quelle di Lourdes, Fatima o Medjugorje, che non in episodi del tipo di quello reso popolare dal film L'esorcista di William Friedkin, basato su una relazione dei gesuiti relativa a un fatto «accaduto» nel 1949 nel Maryland e da loro «curato».

Non può stupire che quell'orrido film, recentemente restaurato, venga mostrato in parrocchie e oratori come testimonianza veritiera di fatti reali, se addirittura lo stesso Giovanni Paolo II ha effettuato di persona esorcismi in Vaticano (l'ultima volta il 6 settembre 2000. pare senza successo): un'attività che il Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica continua a proporre, nel paragrafo 1673. come il metodo per «cacciare i demoni o a liberare dall'influenza demoniaca, mediarne l'autorità spirituale che Gesù ha affidalo alla sua Chiesa».

Naturalmente il Vaticano pretenderebbe un monopolio esclusivo sul demoniaco e dintorni, per evitare di dover dividere i congrui profitti della magia e delle arti affini con i tanti e agguerriti concorrenti: sembra infatti che in Italia i maghi siano ormai il doppio dei preti, e che i loro profitti annuali ammontino a cinque miliardi di euro, pari a cinque volte gli introiti dell'otto per mille alla Chiesa cattolica (i quali naturalmente non esauriscono i proventi, esentasse, della multinazionale vaticana! La stessa Santa Sede, nel pubblicare il 22 novembre 1991 la traduzione italiana del De exorcismis, «Sul rito degli esorcismi», si è preoccupata del diffondersi di «forme di divinazione, sortilegio, maleficio e magia, spesso mescolate con un uso superstizioso della religione», e del «fenomeno del moltiplicarsi delle pratiche magiche nel  nostro paese». Evidentemente non ricorda, o finge di non ricordare, dove affondi invece le sue radici il moderno occultismo, sacro o profano, che ripete in farsa oggi la tragedia della stregoneria di ieri.

Tratto da Il matematico impertinente, di Piergiorgio Odifreddi

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